Approfondimento
UILPA Penitenziari
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Polemiche di Natale
Il testo della lettera inviata all'on. Berlusconi
L'articolo di Galli della Loggia
La risposta del Ministro Castelli

            Dopo la marcia di natale per l’amnistia e la riunione straordinaria della Camera dei deputati, si è innescata una spirale di polemiche violente che sta, purtroppo mettendo in secondo piano le questioni relative alla gestione del personale e rischia di oscurare il sacrificio che costa a questo personale adempiere ai propri compiti.
            Il senatore Castelli, rispondendo ieri ad un editoriale di Galli della Loggia sul Corriere della sera del 28 dicembre scorso, cita una serie di iniziative che agli occhi di chi vi opera fanno apparire il sistema penitenziario come qualcosa di molto diverso dalla realtà quotidianamente sotto i propri occhi.
            Il Ministro, riprendendo un cavallo di battaglia, abbandonato solo dopo l’approvazione della legge ex Cirielli quando ha “denunciato” il rischio di collasso delle carceri, ha ribadito che il personale del Corpo di polizia penitenziaria è numericamente sovradimensionato rispetto alla media europea, un agente ogni 3 detenuti, ed agli Stati Uniti, un agente ogni 7 detenuti.
            Detta, quindi, la sua ricetta per combattere il sovraffollamento: costruire nuove carceri.
            Riconosce, bontà sua, che per costruire queste carceri ci vogliono tempi lunghi che, tradotti in anni, a procedure vigenti, significano almeno un decennio. Per il passato gli anni occorsi sono stati anche superiori ai due decenni.
            Quando il ministro Castelli cita, quindi,  come risultati della sua azione di governo l’apertura dei “nuovi” istituti penitenziari di Caltagirone, Castelvetrano, S.Angelo dei Lombardi, Laureana di Borrello, Perugia ed a breve Ancona, non dice cosa esatta, ne può ascriversene merito, perché risalgono ad altri tempi e progetti legati a ben diverse condizioni sia normative che di affollamento detentivo.
            Tutte queste strutture, peraltro, sono state avviate a “costo zero” di personale.
            Non c’è stato, cioè, un corrispettivo aumento organico, sono state infatti, depauperate, le risorse di altri istituti e non c’è stata alcuna verifica della ricaduta in termini di organizzazione del lavoro e, quindi, dei carichi di lavoro collettivi ed individuali.
            A questo proposito, ancora una volta invitiamo il Ministro e l’Amministrazione penitenziaria ad operare un attento rilevamento della gestione del personale di questi anni che ha visto crescere in maniera esponenziale il numero di unità destinate fuori degli istituti penitenziari, presso il dicastero di Via Arenula, la sede del Dipartimento che ha visto raddoppiare il numero dei poliziotti penitenziari impiegati (si stima ormai che sfiorino i 1500), i Provveditorati regionali, le strutture giudiziarie, i nuovi servizi e specializzazioni, la gestione del GOM e dell’UCIS ormai fuori controllo, la sostituzione, infine, del personale amministrativo mancante che vede impiegate ormai circa 3.000 unità.   
         Effetto di questa gestione è la misura estremamente ridotta di unità in servizio nei reparti detentivi, quasi tutti sprovvisti di sistemi di allarme e dove un solo agente arriva a dover controllare fino ad oltre 100 detenuti, di muri di cinta con garitte scoperte e con sistemi anti intrusione spesso inefficienti.
                                                                                                                                      Solo dopo aver effettuato questi rilevamenti, da noi sollecitati sin dal suo insediamento, il ministro Castelli avrà ragione a sostenere che l’organico del Corpo di polizia penitenziaria è abnorme rispetto ai parametri europei e confutare i nostri numeri.


 

            La soluzione del ministro Castelli che pare limitarsi solo alla costruzione di nuove carceri, perciò, è fallimentare rispetto alla gestione funzionale del sistema, anche perché non tiene in alcun conto le disfunzioni citate e pecca di soluzioni immediate.
            In attesa di nuove strutture, infatti, che soluzioni si prospettano contro il sovraffollamento destinato ad impennarsi ulteriormente?
            Indulto ed amnistia non sono soluzioni condivisibili? Quali le alternative?
            Noi, tempo fa, sostenemmo che amnistia ed indulto non possono essere i soli strumenti per affrontare i mali endemici del sistema penitenziario e, soprattutto, che vanno tenuti in debito conto gli effetti che tali provvedimenti avrebbero sulla sicurezza pubblica.
            Come risposta l’attuale Governo ha sfornato la legge ex Cirielli che farà aumentare a dismisura il sovraffollamento.
            Pertanto, al momento, non ci sono soluzioni normative immediate.
            Il Governo ed il Parlamento si attivino per delinearle.
            Vi sono strumenti normativi, come la detenzione domiciliare, che potrebbero essere ulteriormente potenziati, correggendo, magari, quegli aspetti negativi sul fronte dei controlli che spesso vanificano lo spirito dei provvedimenti.
            Nell’attesa occorre uno sforzo di tutte le componenti del sistema per razionalizzare la gestione di risorse umane e strumentali ripartendo i sacrifici nella maniera più equa possibile.
            Il Coordinamento in tempi diversi ha suggerito, tra l’altro, confronti territoriali, sul modello delle conferenze regionali a suo tempo effettuate che diedero spunti propositivi anche rilevanti; il controllo perimetrale degli istituti affidato a pattuglie automontate in sostituzione di quello sui muri di cinta; l’automazione interna dei cancelli e degli accessi; il rilancio delle colonie come fonte di lavoro per i detenuti e produzione di generi alimentari con cui magari fornire le deficitarie mense di servizio.
            Sono proposte percorribili? Non lo sono? Ci dica il Ministro e con lui l’Amministrazione penitenziaria, cosa ne pensa e, soprattutto, come pensa di far fronte a quella che è molto, molto, di più di un’emergenza. Siamo alla catastrofe sociale.
            Non ci lascino, però, nell’attuale limbo di indifferenza che è la peggiore delle soluzioni ipotizzabili.
            Per questo il Coordinamento UILPA – Penitenziari, dopo aver registrato, un grave deficit di attenzione verso il sistema penitenziario ed i suoi operatori nella legge finanziaria 2006, auspica un Suo intervento che favorisca, in tempi stretti come impone la situazione, quel confronto sempre auspicato e, purtroppo, mai realizzato.
            Distinti saluti,

Il Segretario Generale
Massimo Tesei