Approfondimento
UILPA Penitenziari
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Assegnazione Commissari    

           Senza accostamenti con la settimana liturgica che potrebbero risultare blasfemi e fuori luogo, ci limitiamo a cogliere la sorpresa pasquale anticipata relegataci dall’Amministrazione.

         Ci sembra una di quelle sorprese “bidone” che solitamente si associano anche alle uova più costose. Eclatanti promesse di oggetti preziosi, poi all’apertura…il bidone.

         Così è la vicenda assegnazioni. Grandi speranze e poi…le comunicazioni.

Un altro pasticcio. L’ennesimo, messo in campo dall’Amministrazione.

         Un’Amministrazione che pare invertire rotta e strategia, sempre che ne abbia una, ad ogni piè sospinto.

         Immediatamente dopo l’approvazione del decreto legislativo 146/2000 sollevammo e segnalammo tutte le questioni che richiedevano di essere affrontate, esaminate, disciplinate e risolte e che investivano sia il livello organizzativo sia il livello normativo con l’istituzione delle figure direttive (e dirigenziali) del Corpo di polizia penitenziaria.

         Andavano definite, e non certo con un atto autoritario di un Ministro quantomeno disattento, le funzioni del personale del ruolo dei Commissari; andava rivista la normativa: da quella ordinamentale a quella disciplinare, passando, ovviamente, per quella regolamentare; necessitavano di rivisitazione e raccordo i provvedimenti e le direttive interne che, finora, si riferivano al ruolo degli ispettori. Andavano, prioritariamente, individuati i criteri di assegnazione e mobilità, certamente diversi dagli attuali, determinando quelle fasce di preminenza degli istituti e servizi da ricoprire con gli appartenenti al ruolo. Si dovevano, infine, determinare i titoli utili per l’attribuzione degli incarichi a seconda della fascia prioritaria individuata.

Sul piano squisitamente sindacale andavano ripensate e riviste le garanzie, le tutele e le incompatibilità.

         Bisognava, in sostanza, armonizzare la nuova normativa con quella preesistente, colmando anche alcuni vuoti, e regolamentarne l’attuazione.

          Occorreva fissare delle regole, puntando compiutamente, al di là di ogni mera dichiarazione di intenti utile solo a riempire discorsi da pronunciare in occasioni formali, alla crescita del Corpo di polizia e dell’Amministrazione penitenziaria ai fini di una maggiore efficacia nel perseguimento dei compiti istituzionali garantendo quel buon andamento dell’azione amministrativa richiesto dalla Carta Costituzionale.

      Abbiamo assistito all’arcinoto e già visto balletto di indicazioni. Esigenze operative, dichiarate come preminenti, dissoltesi immediatamente dopo. Accordi Nazionali Quadro ormai superati ripescati con accantonamento di quello vigente; appartenenti al ruolo dei Commissari assegnati a dirigere una o due decine di unità presso Nuclei Traduzioni e Piantonamenti di sedi penitenziarie di provincia e centinaia di donne e uomini in reparti di Polizia Penitenziaria di istituiti ubicati in città capoluogo di regione ed, a volte, in territorio ad alta densità mafiosa, comandati da Ispettori.

         Persino sedi che in occasione dell’assegnazione dei Commissari del primo corso erano state individuate dall’Amministrazione come quelle da coprire in via prioritaria ed a qualsiasi costo (anche finanziario considerati i trasferimenti d’ufficio), rimarranno prive dell’attuale figura apicale del Corpo.

         Se a ciò si aggiunge che nessuna iniziativa concreta, efficace ed equilibrata è stata al momento assunta per tutelare concretamente gli Ispettori Comandanti del Reparto che verranno esautorati dalle funzioni con l’assegnazione dei Commissari, salvo al quanto aleatorie e scarsamente comprensibili promesse di “sanatorie” e/o “riordini”, la cornice è completa.

         In questo contesto eravamo certi che alcuni contestatori di professione, di ieri, di oggi, e – temiamo – anche di domani, non avrebbero perso la ghiotta occasione di cavalcare la tigre del malcontento e della delusione a seguito di un’operazione, condotta dall’Amministrazione, che in maniera, forse per la prima volta davvero imparziale, scontenta davvero tutti: i Commissari, gli Ispettori Comandanti dei Reparti, le Organizzazioni Sindacali.

         Peccato che lo facciano solo ora e, soprattutto, peccato che poi non offrano il loro contributo nelle sedi deputate al fine di individuare soluzioni pragmaticamente percorribili e taccino di immobilismo chi, come noi, tenta da anni di farlo.

         Dal canto nostro, riteniamo che la soluzione di tutti i punti di caduta dell’attuale sistema che avevamo prontamente individuato ancora prima della promulgazione del D.Lgs. 146/2000 e che oggi stanno impedendo, di fatto, il definitivo decollo del Corpo di polizia penitenziaria, non sia più dilazionabile.

         Per questo, unitamente a CGIL e CISL abbiamo richiesto una convocazione urgente che consenta un confronto sereno e pacato capace di delineare soluzioni che mirino alla salvaguardia degli interessi generali, piuttosto che a quelli di bottega.

Il Segretario Generale
Massimo Tesei