Approfondimento
UILPA Penitenziari
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Tra disfunzioni e miracoli.

Il precedente commento incentrato sulla Meduri, ormai prossima all’approvazione parlamentare, chiudeva citando l’impossibilità per questo Governo e per la maggioranza che lo sostiene di poter ancora essere credibili, e creduti, nell’immediato e nel prossimo futuro.

Avevo dimenticato, e ne faccio ammenda, l’Amministrazione e alcuni dei “sindacati” di polizia penitenziaria.

Neanche il più ispirato macchiettista, infatti, sarebbe stato capace di mettere in scena una farsa come quella che sta recitando il Sappe.

Dopo le sceneggiate ferragostane, successive alle proteste per la ripartizione dello 0,99% dove avevano contestato gli esiti del contratto che tanto pomposamente avevano vantato, oggi tornano indietro e “ricordano” che il contratto firmato è “merito loro”, che hanno saputo precorrere i tempi prevedendo i futuri “guasti” dell’attuale Governo che intende far pagare ai lavoratori del Pubblico Impiego la propria incapacità gestionale che sta portando il Paese, unico in Europa, allo sfascio. Che tempi ragazzi. Con altri Governi le cifre di questo contratto erano state definite dall’allora opposizione mance umilianti. Una volta al Governo, quelle mance sono diventate “il dovuto e giusto riconoscimento” alla professionalità degli operatori della sicurezza.

Solo demagoghi estremi, possono con faccia tosta incredibile affermare tutto e l’esatto contrario, sempre vantando vittorie epocali come i 111 € “garantiti” dal Sappe.

Cari colleghi, controllate le buste paga, perché evidentemente qualcuno vi sta sottraendo la differenza tra quello che percepite e quello che qualcuno vi garantisce.

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Su altro fronte dobbiamo registrare il naufragio dell’ANQ con la pressoché generalizzata violazione su tutto il territorio delle procedure e delle relazioni sindacali.

Alla continua e pressante denuncia l’Amministrazione, di qui il meritato “Pinocchio d’oro”, che aveva sottoscritto l’ANQ con l’impegno di un costante monitoraggio per evitare che non venisse attuato, non presta attenzione e si sta mettendo in atto l’ennesima grande farsa.

Stanno, peraltro, venendo pesantemente al pettine tutti i nodi relativi alla carenza di organico, con il rischio di una stagione di proteste “sterili”, perché mancando qualsiasi progetto al riguardo non c’è soluzione immediatamente percorribile. O si innesca, infatti, lo sperimentato “turismo d’emergenza” con il forzato invio di personale da una parte all’altra del Paese o, come si sta verificando, non si mette in campo alcuna iniziativa lasciando incancrenire e degenerare le emergenze.

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In questi giorni il Coordinamento siciliano ha proclamato lo stato di agitazione i cui nodi fondamentali si racchiudono nella violazione delle relazioni sindacali e sull’ormai “classico” ritardo nella corresponsione degli anticipi per i servizi di missione imposti e nel “tradizionale” ritardo nella liquidazione delle somme spettanti per i servizi espletati. Con la graziosa aggiunta di una interpretazione quanto mai restrittiva, se non addirittura vessatoria, sulla liquidazione dei pasti consumati presso esercizi esterni.

In queste ore, peraltro, in Sicilia si è aggiunto il caso Pagliarelli con le annunciate verifiche su episodi di comunicazioni illegittime verificatesi nel corso dei colloqui tra i detenuti appartenenti alla mafia ed i loro familiari.

Il Ministro Castelli, in una dichiarazione ANSA ha affermato che il problema non è che “i boss continuino a comandare dal carcere” ma che non sono stati sottoposti al regime del 41 bis”.

Alla prima affermazione del Ministro ci permettiamo di rispondere dicendo che non ci risulta che i detenuti siano facilitati nel dirigere le attività esterne. Di sicuro non lo è nei termini apodittici riportati dal comunicato ANSA del 19 maggio scorso. È un problema, comunque, di gestione complessiva dell’ordine pubblico, di prevenzione e repressione delle attività criminose tra cui rientrano anche le modalità di comunicazione tra detenuti e familiari.

Di certo non accetteremo che come sempre a pagare sia solo e sempre l’ultimo anello della catena, il più debole, ossia gli addetti ai colloqui.

 

Le modalità di svolgimento di tali colloqui, peraltro, sono ben distinte per detenuti comuni e sottoposti al regime di 41 bis.

I filmati trasmessi dai notiziari televisivi si riferiscono alle sale colloqui per detenuti ordinari (che hai sensi del DPR 230/2000 non dovrebbero neanche essere munite di mezzi divisori di qualsiasi genere!!!!!) non certo ai 41 bis. Su questo aspetto, a parte un passaggio del Ministro Castelli in cui precisava che se quei detenuti fossero stati sottoposti al regime del 41 bis ci sarebbero stati i vetri divisori, non c’è precisazione alcuna per chiarire il particolare. Di certo una pessima figura la fa l’Amministrazione ma la ricaduta negativa è particolarmente pesante per il Corpo di polizia penitenziaria.

Alla domanda che si è posto il Ministro, ossia perchè quei detenuti non erano sottoposti al regime di 41 bis, la risposta dovrebbero darla i vertici del DAP ed il Ministro stesso. Perché è con suo decreto, su proposta dell’Amministrazione, ricorrendo la tipologia del reato, che tale regime si applica.

Siamo, quindi, noi interessati ad ottenere una risposta.

Una risposta l’attendiamo, peraltro, fin dai tempi in cui fu instaurato il regime detentivo ad alta sicurezza. Perché non è stata apportata alcuna modifica in aumento all’organico del Corpo, visto il rilevante numero di personale che richiede la sorveglianza di ogni detenuto che è sottoposto a tale regime?

La “questione” siciliana, comunque non è che la cartina di tornasole di un malessere che investe tutte le strutture penitenziarie.

Le anomalie, carenze e disfunzioni denunciate con la proclamazione dello stato di agitazione dal Coordinamento siculo, sono comuni a tutto il territorio.

Non c’è regione che non recrimini sulla violazione delle relazioni sindacali e sulla mancata liquidazione delle competenze maturate per servizi di missione, per la mancata corresponsione degli anticipi per tali servizi di missione, per la gestione dello straordinario, per l’ammissione alla mensa di servizio, per la qualità di tale servizio.

La questione siciliana o meglio “meridionale” deve invece far riflettere sulla situazione in cui si cala. Secondo le piante organiche fissate con il decreto ministeriale del 2001, quelle regioni e pressoché tutti gli istituti sono in esubero di organico, quindi per i vertici politici ed amministrativi non c’è ragionevole spazio per interventi a sostegno delle carenze che tutte le OO. SS. denunciano.

Qualcuno, però, sarà pure responsabile di questa situazione. Ci sarà da qualche parte dell’Amministrazione un responsabile o dobbiamo pensare che sia solo colpa del caso?

Sarà colpa del caso anche la situazione che si registra in tutte le regioni del Nord e del Centro Italia?

Certo che deve essere un destino ben cinico e baro se si accanisce con tanta violenza su Alessandria, Novara, Vercelli, Busto Arsizio, Pavia, Bologna, Piacenza, Ferrara, Firenze, Oristano, solo per citare i casi più eclatanti, e certamente chiedendo già venia ne dimentico qualcuno, in cui il nostro Coordinamento è sottoposto a “pressioni”, simili se non pari a quelle cui è soggetto da anni a Catania Piazza Lanza, emblema ormai di relazioni sindacali precarie e di clima in cui l’appartenenza alla UILPA Penitenziari aggrava le difficoltà quotidiane senza speranza di una cura qualsiasi.

Pressioni che aggravano, per i nostri iscritti, il disagio complessivo del personale tutto che ha visto già evaporare le recenti assegnazioni assorbite dalle “necessità” di servizio che richiedevano ben altri numeri dei 1500 immessi che, per il Nord, sono stati appena una goccia nel mare delle carenze “certificate” dalla stessa amministrazione.

Queste problematiche sono alla base della nota unitaria con cui CGIL, CISL, UIL, hanno sollecitato il Ministro, il Sottosegretario con delega al personale del DAP ed alla Polizia penitenziaria ed il Capo del Dipartimento ad un confronto che non potrà essere ulteriormente eluso e che dovrà produrre un cambiamento di rotta del DAP e del Ministro.

Il Segretario Generale
Massimo Tesei