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Code contrattuali, Riordino Forze di Polizia ed Armate, Comparto contrattuale Sicurezza DPEF e MEDURI.
Attenzioni di "garanzia" per il Corpo di polizia penitenziaria, ovvero il Grande Bluff.

IL NOSTRO COMMENTO   

          

Nell’arco di pochi giorni l’aria di smobilitazione che si avverte nella fila della Casa delle Libertà, ha registrato uno scarto improvviso sul fronte degli operatori della “Sicurezza e Difesa” e “calibrato” sulla Polizia penitenziaria.

Oddio, il Corpo e gli operatori del sistema penitenziario ne avrebbero volentieri fatto a meno di siffatte attenzioni. Lo strabismo che coglie questo Governo quando interviene sul Comparto finisce sempre per penalizzare, e pesantemente, il Corpo e gli altri operatori penitenziari.

Abbiamo, così, registrato in sequenza:

  • il licenziamento definitivo, da parte del Senato della Repubblica, della cosiddetta “Legge Meduri”;
  • l’incontro del Ministro Castelli per la presentazione del Sottosegretario Vitali, cui è affidata la delega per il Corpo di polizia penitenziaria, alle OO. SS. rappresentative;
  • l’illustrazione alle OO. SS. ed alle Rappresentanze del Comparto Sicurezza del DPEF;
  • lo scoop web sul riordino delle carriere da parte di alcune OO. SS. della Polizia di Stato;
  • l’odierno incontro presso la Funzione pubblica per “contrattare?!” le risorse aggiuntive al contratto biennale, definite in seguito all’accordo tra Governo e Confederazioni, in base alla differenza tra quanto accordato “con magnanimità”, ovvero il 4,7 %, al Comparto sicurezza e quanto riconosciuto al Pubblico Impiego, ossia il 5,01 %.

Uno “scatto” impressionante dopo mesi di inerzia e vuoto programmatico altrettanto impressionante.

Sulle risorse aggiuntive c’è ben poco da argomentare oltre a quanto già detto in risposta alle polemiche innescate dai soliti sindacati simpatizzanti e adulatori governativi che avevano inneggiato, a fronte delle difficoltà della trattativa per il rinnovo dell’accordo biennale del pubblico impiego, alla loro lungimiranza nel chiudere l’accordo per il comparto sicurezza.

C’è semmai da registrare il fallimento totale di un sistema contrattuale ibrido che mortifica il ruolo contrattuale delle OO. SS., almeno di quelle di ispirazione confederale, e non esalta il ruolo delle Rappresentanze, relegate al rango di portavoce delle Amministrazioni, anche quando viene concessa loro qualche “libera uscita” su singole tematiche che non intaccano l’allineamento “ferreo” alle direttive dei padroni del vapore.

Non fosse stato infatti per la clausola di salvaguardia che soprattutto CGIL, CISL, UIL Penitenziari e Forestali hanno reclamato, staremmo tutti a “ringraziare” la “splendida capacità” di chi ha sottoscritto l’accordo biennale 2004/2005 innalzando inni al Governo per la “munifica attenzione agli operatori della sicurezza e della difesa”, recriminando per quei decimali in meno con cui si era chiuso l’accordo.

Sulla spalmatura delle cifre disponibili, il nostro Coordinamento, d’intesa con CGIL e CISL cercherà di farle riversare su voci stipendiali cui abbia diritto tutto il personale e, quindi, non penalizzino, come nella tornata precedente quando si intervenne sull’assegno funzionale, soprattutto il Corpo di polizia penitenziaria ed il personale con anzianità inferiore a quella minima prevista per la corresponsione dell’assegno, cioè 17 anni.

Poco, altrettanto, c’è da dire sull’incontro per l’illustrazione del DPEF.

Un appuntamento poco più che “rituale”.

Altro che “segnale di attenzione” per le opinioni e le valutazioni degli operatori del Comparto sicurezza.

Tanta è stata l’attenzione che, chiusosi l’incontro dopo le 21 del 14 luglio, la mattina dopo il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo illustrato nel corso dell’incontro.

Non c’è che dire, procedendo con simili “attenzioni” ci troveremo ad aver approvato entusiasticamente quanto il Governo avrà elaborato nel “nostro” interesse, per cui ci sarà evitata anche la noia del rituale incontro, perfettamente inutile, visti i risultati.

Non che mancassero spunti, vedi la nota unitaria dei Segretari Generali del Pubblico Impiego di CGIL, CISL, UIL sugli interventi auspicati a favore del settore penitenziario e del Corpo di polizia penitenziaria. Però, data la soglia dell’attenzione di più non si poteva fare. Neanche di meno a dire la verità.

Molto c’è da dire sullo scoop web delle OO. SS. della PolStato e sul riordino delle carriere in generale.

Come solito, c’è chi “detta le regole” e chi cerca, come il nostro Coordinamento ed il movimento confederale tutto, di non adeguarsi.

Tenta cioè di non far parte di quel coro di plaudenti che mena vanto di “entrature” governative, garantendo “epocali” riordini, con l’unico scopo di carpire consensi, leggasi tesseramenti, entusiasti per tali agganci.

Mantiene, in pratica, un atteggiamento serio, basato sulla forza delle idee e sui margini credibili di intervento, fuori dalla demagogia e dalla corsa al consenso dei più disparati auspici di ogni qualifica e ruolo.

 

 

Non sorprende, peraltro, che lo “scoop” sul riordino, sia uno sciogliete le righe, con presa di distanza, da parte di quelle OO. SS. che:

  • dopo la firma della preintesa preelettorale;
  • le sceneggiate ferragostane sul contratto e sul riordino delle carriere;
  • la firma del biennio economico 2004/2005;

cominciano ad avere il fiato grosso perché a forza di promettere, non sanno più ora come fare a mantenere tutte le promesse fatte. Di qui la polemica e gli inusitati attacchi al Governo.

Di qui, peraltro, la smentita odierna del Ministro della Funzione pubblica, on. Baccini, che ha aspramente criticato la fuga di notizie su documenti che allo stato, a suo dire, sono solo variegate ipotesi e, quindi, valgono per quello che rappresentano, carta da lavoro.

Altrettanto poco c’è da dire sull’incontro con il Ministro Castelli e il Sottosegretario Vitali.

Dopo quattro anni di vuoto, di disinteresse del ministro Castelli, staremo a vedere se l’impegno del Sottosegretario Vitali indurrà un cambiamento di rotta in grado di mettere all’attenzione i problemi dell’Amministrazione penitenziaria e del Corpo a partire dalla questione delle piante organiche.

Non ci resta che attendere.

La chiusura, spetta di diritto all’approvazione della “Legge Meduri”.

Da sempre abbiamo sostenuto che l’odierna legge sia la risposta meno adeguata ad un problema tanto reale quanto annoso.

Una risposta dirompente perché parcellizza ancor di più un’amministrazione a pezzi e crea di fatto un “blocco settoriale” che, negli anni a venire, accentuerà le lacerazioni professionali già in atto senza dare risposte in termini di managerialità e funzionalità dell’Amministrazione. Anzi delineandone l’assetto al di fuori delle procedure normativamente prevista.

Una risposta, peraltro, enfatizzata a dismisura dall’Associazione di categoria dei direttori penitenziari che si è profusa in peana entusiastici a favore dell’attuale maggioranza parlamentare, unica capace di ascoltarli.

Aspetto che dovrà far riflettere attentamente i parlamentari dell’opposizione che, ragionando sulla necessaria risposta da dare ad una categoria, hanno lasciato al palo tutte le altre professionalità che vedranno, se lo vedranno, un accesso alla dirigenza sminuito e subalterno, in stridente contrasto con la normativa della dirigenza pubblica contrattualizzata.

Uno smacco che ha ben individuati i promotori ed i sostenitori.

Una volta tanto non ci saranno dubbi.

I poliziotti penitenziari e gli operatori penitenziari tutti sapranno con assoluta certezza a chi rendere merito.

Maggioranza parlamentare, Governo ed Amministrazione, hanno scelto la strada di una “risposta verticistica ed elitaria” in aperta controtendenza al modello organizzativo sin qui perseguito.

Pochi privilegiati, 500 o giù di li, contro i rimanenti 50.000 Poliziotti ed operatori penitenziari.

Una scelta meditata e democraticamente condivisa, complimenti, Meduri & CO e…a buon rendere.

   

Il Segretario Generale
Massimo Tesei