Approfondimento
UILPA Penitenziari
(vedi anche l'archivio)

> segue dalla home page >

Puntuali con l’estate tornano le polemiche sul sovraffollamento

Sovraffollamento – All’orizzonte niente di nuovo
detenuti e carenze organiche degli operatori penitenziari

Nessuna novità di rilievo, neanche il fatto che il Ministro Castelli promette interventi del Governo.

Tra questi provvedimenti c’è l’annuncio dell’apertura dei “nuovi” istituti di Ancona e Perugia.

Provvedimenti che non risolveranno alcunché in relazione al sovraffollamento ma contribuiranno ad aggravare i problemi della Polizia Penitenziaria e del personale amministrativo.

Il dato di fatto più rilevante è l’abisso che corre tra la denuncia del sovraffollamento e la scarsa eco che trovano sulla stampa nazionale i documenti di protesta delle OO. SS. regionali che denunciano una crisi incontrollabile che mette a repentaglio la sicurezza pubblica.

Logico che il dato complessivo del sovraffollamento abbia un alto valore mediatico.

Meno comprensibile è la scarsa attenzione che viene riservata, in ambito nazionale, alle denuncie degli operatori penitenziari sui rischi che le carenze di organico del personale, sommate al sovraffollamento dei detenuti, determinano per la collettività.

Sconcerta, allora, leggere l’ANSA del 9 giugno che, illustrando i dati del sovraffollamento, chiude: “qualche buona notizia: da ottobre saranno operativi 2 reparti ospedalieri (al Pertini di Roma e al Belcolle di Viterbo) per i detenuti del Centro Sud”.

Perché se è vero, infatti, che da tempo le OO. SS. regionali del Lazio di CGIL, CISL e UIL sollecitano l’apertura dei due reparti, dall’altra c’è da chiedersi: “con quanto personale di sorveglianza ?”, atteso che, solo per il Lazio, si lamenta una carenza organica negli istituti penitenziari di qualche centinaio di unità?.

L’apertura degli istituti di Ancona e Perugina, presentate come tampone al sovraffollamento, avverrà con dotazioni organiche ridotte del 50 – 60 per cento aumentando ulteriormente il deficit di personale che, su scala nazionale, con stime prudenziali, assomma a circa cinquemila unità.

Un dato allarmante cui non si presta attenzione neanche di fronte al fenomeno crescente delle evasioni e dei suicidi, liquidati come casi di disattenzioni e disfunzioni.

Preoccupa questo atteggiamento complessivo per cui il “sistema penitenziario” merita attenzione solo di fronte ad episodi eclatanti per finire poi, come sempre, nel dimenticatoio.

Sarebbe il caso di cambiare atteggiamento e chiedersi che senso abbia mantenere un sistema che non è in grado di garantire il mandato istituzionale. Primo fra tutti la rieducazione ed il recupero del condannato. Poi un controllo efficace e funzionale della popolazione detenuta in condizioni detentive almeno sufficienti.

Su questo sarebbe auspicabile ascoltare i programmi di Governo e della maggioranza che lo sostiene. E magari ricevere notizie più dettagliate sull’utilizzo dei fondi stanziati nel 2001 per l’edilizia penitenziaria, visto che si parla ancora di sovraffollamento e condizioni detentive certamente non all’altezza di un paese civile quale riteniamo di essere.

Il Segretario Generale
Massimo Tesei